C’è poco da dire, da scrivere, da pensare, da parlare, da giudicare. Non ci sono conferenze e commenti che tengano.
Ci sarebbe solo da chiudersi in un religioso silenzio e chiedere scusa per tutte le figure barbine fatte in giro per l’Italia e soprattutto in casa.
Figuracce fatte sotto gli occhi dei 20000 abbonati, tacciati come colpevoli solo per aver manifestato la loro frustrazione con qualche fischio e coro. Figuracce fatte sotto gli occhi dei tanti, tantissimi bambini accompagnati dai loro genitori che aspettano felicissimi l’arrivo della partita per vedere dal vivo i loro Campioni.
Quelli che conoscono personalmente nei loro sogni, quelli che nominano ogni volta che incontrano per terra una lattina o una carta arrotolata. Ieri sera mi si è stretto il cuore: non per la sconfitta, non per la figuraccia, non per aver (per l’ennesima volta) resuscitato i morti, ma per aver incrociato decine e decina di volti di bambini, tristi e affranti. Mi sono immedesimato in quei papà e in quelle mamme che devono dare una spiegazione al loro figlioletto, verosimile e buonista che sia, ma pur sempre necessaria. Ecco, Signor Presidente, Signor MegaDirettore e Mister. Questa è la vostra occasione.
Prima di chiudervi in un religioso e auspicabile silenzio, spendete due parole per spiegare a quei bambini i tanti perché di questa sofferenza, di questo psicodramma.
E non attaccate con la solita manfrina dei soldi, delle plusvalenze, delle idee e dei virtuosismi.
I. bambini non sono come noi adulti. Sono intelligenti e non si bevono le fandonie.
Andrea Polo